Essere bambini a Khamlia, in un villaggio tra le dune dell’ Erg Chebbi

Passando dalla caotica Marrakech alle antichissime Kasbah dai caldi colori che si stagliano su verdi palmeti gonfi di datteri.
Addentrandosi nel cuore del Sud – Marocco.
Attraverso strade che odorano di polvere ed essenzialità.
Sempre più svuotati di ansie e preoccupazioni.
Vedendo scorrere dal finestrino villaggi sperduti e scuole che appaiono in mezzo alle montagne piene di bambini che ti chiedi quanta strada facciano per arrivarci…
Entri a poco a poco dentro al Viaggio.

E nel momento più emozionante, quello in cui vedi le prime fantastiche dune rosse dell’Erg Chebbi, arrivi a Khamlia.
Un villaggio nel mezzo del deserto, senza ombra alcuna, dove le strade si confondono con la polvere e le case di argilla cotta al sole e paglia, sembrano disabitate.

Tutto qui, si muove con una lentezza che non conosciamo e non ci appartiene, ma che trova il tempo per poter fare tutto l’essenziale.
E continui a stupirti di come in ogni angolo di questo viaggio siano ad attenderti persone meravigliose. Come Brahim che ospita nella sua casa viaggiatori che come noi, non sono alla ricerca di comodità. Ma vogliono qualcosa di più, uno scambio tra culture e modi di vivere.

Ed ora, quella strada che poco prima era vuota, si anima in un istante.
Bambini di tutte le età ci corrono incontro incuriositi.
I loro sorrisi abbattono ogni distanza, disarmano, coinvolgono.
Si fanno fotografare e giocano con le nostre fotocamere
divertiti da questo nostro bisogno di fermare i loro sorrisi e le loro emozioni in uno scatto
di trattenere, di racchiudere e ricordare, quando loro non conoscono altro che il qui e ora.
Capaci di stupirsi delle piccole cose e vivere ogni incontro come un dono.

Quel giorno a Khamlia, noi siamo stati il loro dono.
Quel giorno a Khamlia, loro sono stati il nostro dono